di Franco MUGLIARI
Chi “urla” questa domanda è Carlo Soricelli, tecnico metalmeccanico bolognese, in pensione.
Nel 2008, dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino, ha aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro (http://cadutisullavoro.blogspot.it/).
Egli considera l’attività di volontario dell’Osservatorio come una naturale evoluzione della sua attività di artista. E’ infatti pittore-scultore da oltre quaranta anni ed ha sempre cercato di creare opere a contenuto sociale.
A lui ho rivolto alcune domande.
MLF – Come nasce l’Ossevatorio indipendente di Bologna, da chi è gestito e per quali scopi?
CS – L’Osservatorio è nato poche settimane dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino. Non trovavo dati recenti sul numero di morti sul lavoro. Le notizie più recenti avevano 6/8 mesi. Per primi in Italia il 1° gennaio 2008 abbiamo cominciato a monitorare tutte le morti per infortuni sul lavoro. Con l’aiuto mio figlio che mi ha impostato la parte informatica ho cominciato a fare questo lavoro volontario. Lo scopo era quello per l’appunto di fare conoscere in tempo reale agli italiani le dimensioni del fenomeno.
MLF – Che criteri applichi per la classificazione degli infortuni?
CS – L’Osservatorio Indipendente di Bologna è l’unico in Italia a monitorare TUTTI i morti per infortuni sul lavoro, nessuno escluso, indipendentemente dal lavoro che svolgeva la vittima, che fosse o meno assicurato. Non si possono fare distinzioni tra chi ha un’assicurazione e chi ne è privo, o che ha un’assicurazione diversa da quella dell’INAIL.
MLF – L’Osservatorio Indipendente di Bologna, è stato creato e viene costantemente aggiornato da volontari che non hanno mai voluto contributi economici di nessun tipo.
CS – Si perché rispetto a altri che hanno cominciato successivamente questo lavoro di monitoraggio, non lavoriamo nel settore e se finanziati si rischia di subire condizionamenti di ogni tipo.
MLF – Inail, Anmil, Vega engineering ecc. propongono statistiche che in parte si differenziano per un diverso modo di valutare “l’infortunio sul lavoro”. Su una cosa però concordano: siamo di fronte ad un aumento del fenomeno infortunistico impressionante.
CS – Ma non è da adesso che i morti sono aumentati, non c’è mai stato un calo dal 2008 se si considerano morti sul lavoro tutti i lavoratori che muoiono lavorando. In questo momento siamo a un +7,5% rispetto anche allo stesso giorno del 2008. L’importante è far comprendere agli italiani le vere dimensioni del fenomeno e fare pressione verso la politica tutta che, fino a questo momento, ha sottovalutato il fenomeno e ha fatto leggi per far diminuire la sicurezza. In questi anni nessun calo favoloso, ma aumenti, nonostante un numero enorme di lavoratori abbia perso il lavoro.
Le vere emergenze sono in agricoltura e in edilizia. Solo schiacciati dal trattore ci sono già 105 morti dall’inizio dell’anno e le cadute dall’alto in edilizia sono una vera emergenza. Se si facesse una campagna d’informazione vera in queste due categorie e si adottassero misure serie e controlli, le morti sul lavoro si potrebbero dimezzare. Oltre il 50% delle morti per infortuni sui LUOGHI DI LAVORO si registrano in queste due categorie.
MLF – Qual è il quadro che esce dalla lettura dei dati statistici?
Dall’inizio dell’anno ad oggi (15 settembre 2015 n.r.) ci sono stati 478 morti sui LUOGHI DI LAVORO (oltre 1000 se si aggiungono tutti quelli che muoiono in altri contesti).
Erano stati 457 al 15 settembre del 2014 (+4,6%), 437 allo stesso giorno del 2008 (+8,6%).
MLF – L’INAIL legge il dato in maniera diversa.
CS – E’ vero ma i numeri non possono essere contraddetti. Occorre ricordare che l’INAIL monitora solo i propri assicurati e che l’anno scorso gli infortuni mortali sono stati 662, compresi quelli in itinere.
L’osservatorio che elabora gli infortuni mortali sul lavoro dell’INAIL dice che le morti per infortuni sul lavoro sono state nei primi sette mesi del 2015 ben 643, compresi quelli in itinere.
Anche tenendo conto dei “soli” 662 morti nell’intero 2014 registrati dall’INAIL, assistiamo ad un aumento spaventoso. Ma io credo che alla fine dell’anno saranno poco meno di 700 quelli che l’INAIL considererà morti sul lavoro. Io li monitoro tutti ma se fosse vero il numero di 643 morti saremmo di fronte ad un’autentica carneficina. Credo peraltro che ci siano alcuni aspetti da chiarire, non certo da parte dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.
MLF – Per gli “infortuni in itinere” la definizione è sempre complessa.
CS – Infatti, occorre sempre ricordare che se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere, il numero di vittime per lo meno raddoppia.
MLF – Ci sono caratteristiche particolari che contraddistinguono il fenomeno infortunistico italiano?
CS – Ieri guardavo l’età dei morti per infortuni sul lavoro. Un dato impressionate. Siamo alla fine di settembre e ho guardato quanti sono i morti per infortuni sui luoghi di lavoro che hanno più di sessant’anni.
Pazzesco, abbiamo raggiunto in questa fascia d’età il totale delle morti degli interi anni 2014, 2013 e 2012.
Praticamente alla fine dell’anno avremo un aumento a due cifre delle vittime tra i lavoratori anziani.
Chissà se la Fornero verserà una lacrima… far svolgere lavori pericolosi ad un anziano che ha acciacchi e riflessi poco pronti è da…
MLF – Che cosa proponi per provare a contrastare il fenomeno delle morti sul lavoro?
CS – Se si vuole fare prevenzione occorre tenere conto di alcuni fattori:
1) L’indice occupazionale non ha nessun valore statistico, a morire sono soprattutto lavoratori atipici, in nero, Partite IVA e agricoltori.
2) E’ l’agricoltura con il 32% di tutte le morti sul lavoro che rappresenta la vera emergenza del Paese. Segue l’edilizia col 21,2%, l’industria con il 10,04%, l’autotrasporto di tutte le categorie con il 7,3%.
3) Sono già 75, giorno dell’inaugurazione dell’EXPO i morti schiacciati dal trattore e 105 dall’inizio dell’anno, nel 2014 sono stati 152.
4) Il 22% di tutte le morti per infortuni sul lavoro ha più di 60 anni; il 28% da 50 a 59, Il 24% ha da 40 a 49 anni,
5) Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sono il 14,4% sul totale di tutte le morti per infortunio.
6) Sarebbe ora di fare finalmente chiarezza su queste tragedie e non giocare sui numeri e tirarli dalla parte che fa più comodo
7) Il Jobs act non protegge dal licenziamento neppure i lavoratori che si rifiutano di svolgere lavori pericolosi, con una scusa possono essere licenziati e questo farà aumentare ancora di più le morti sul lavoro.
Gli articoli di Franco Mugliari sono presenti anche sul blog: http://muglialafuria.blogspot.it/
Safety Focus – Anno II – Numero 17 – 17 Ottobre 2015