La mia insicurezza

di Andrea Trespidi

 

I ragazzi e le ragazze che sono morti a Corinaldo mi hanno toccato nel profondo del cuore e confesso che ho peccato. Peccato in pensieri, parole, opere e omissioni.

Pensieri, perché ho pensato che un cantante che propina testi vuoti e sessisti non può essere la bandiera di una generazione ma se lo è, è anche perché io genitore ho il compito di affascinare mio figlio ad altri temi, ad altri testi. Vuoi o non vuoi dovrei dedicare più attenzione ed energia all’educazione e di certo, si interesserebbe ad altro.

Parole, perché ne spendo ogni giorno troppe e vane. Mi viene voglia di buttare cattiveria sulla cattiveria, di buttarmi su una tastiera ad incolpare, inveire, piangere con le faccine. Per l’alluvione che porta via le case in Sicilia, parole, per queste anime indifese, parole. Per trovarmi poi pochi giorni fa a Genova e guardare il moncone del ponte Morandi stagliarsi nel cielo azzurro e lì capire finalmente che le parole, servono a poco.

Opere, perché quelle vere, silenziose e inestimabili, dedicarsi ai vivi, come gli amici di Mayday che hanno incontrato 5 ragazze tra i 12 e i 14 anni, un ragazzo di 14 anni e due mamme lasciando che chi ha vissuto questa tragedia, perché di questo si tratta, si esprima, pianga liberamente, e si regali e si restituisca tutto il coraggio che ha e che ha dimostrato, le fanno gli altri e non io.

Omissioni, perché tutte le volte che ho visto, ma ho chiuso un occhio, tutte le volte che ho capito ma ho fatto finta di non farlo, tutte le volte che avrei potuto ma non ho avuto il coraggio. Tutte le volte che la mia insicurezza ha vinto sul mio coraggio, tutte quelle volte un po’ ho ucciso anch’io.

Confesso che ho peccato. Ma il coraggio di non essere più complici di queste vittime si può trovare, se si cerca. Pregate per me.

 

Safety Focus – Anno V – Numero 9 Speciale – 18 dicembre 2018