La formazione BLSD nel corpo docente di scuole ed istituti

di Jacopo GUARINO

 

Oggigiorno quando il termine “BLSD” risuona tra i corridoi di una scuola, nelle aule e nei relativi campi sportivi o palestre, il motivo è da ricercarsi nel tentativo di portare la formazione di primo soccorso all’amplia platea dei giovani studenti italiani.

Il principio di massima diffusione che anima queste iniziative, legittime e assolutamente irrinunciabili, si scontra, inevitabilmente, con la legge dei grandi numeri, con il tempo e le risorse ridotte e con il difficile equilibrio tra qualità e quantità.

Mentre i progetti di questo taglio e dimensione vanno (e devono) andare avanti, seppur con i loro tempi e ritmi, è possibile concentrarsi efficacemente su un numero più ristretto, e dunque più facilmente raggiungibile, di figure chiave all’interno delle strutture scolastiche: il corpo docente.

Sempre presenti, trasversali alle varie fasce d’età, facilmente riconoscibili in termini di ruolo e imposizione gerarchica, gli insegnati possono rappresentare certamente la figura di primo soccorritore in un contesto come quello scolastico. La formazione in tema di BLS e uso del defibrillatore (semi)automatizzato esterno può trovare terreno fertile e soprattutto grande utilità sociale in questa figura, certamente incline e abituata all’apprendimento e alla formazione.

Un contesto particolare, però, necessita di un particolare adattamento dei programmi, affinché la formazione possa essere ottimizzata e resa efficace in relazione al contesto stesso.

Nell’eterogenea composizione del corpo docente quasi sempre il primo invito è rivolto ai professori di educazione fisica: ovvio, essi partecipano alla gestione di tutte le attività che richiedono sforzo fisico, possibili contatti e scontri frutto dell’irruenza tipica dello sport giovanile. Limitare, però, la selezione a queste figure è certamente un errore, anzitutto di interpretazione. La formazione in primo soccorso non deve essere solo pensata nei confronti degli studenti, ma anche nei confronti di tutti i frequentatori incidentali della scuola: genitori, nonni, impiegati, lo stesso corpo docente.

In questo senso, e nell’obiettivo primario di coprire quanto più possibile gli orari di attività delle strutture, vanno da subito coinvolti tutti i membri del corpo docente ed eventualmente lo staff di supporto (impiegati, bidelli, enti e associazioni presenti).

La formazione di una squadra di soccorso interna deve, inoltre, essere condotta evidenziando le particolarità del lavoro nel contesto scolastico, sfruttandone i potenziali vantaggi. Anzitutto la possibilità di lavoro in team, tra colleghi che ben si conoscono e che ben conoscono luoghi e persone con cui sono a contatto quotidianamente. La possibilità, ad esempio, che due professori intervengano contemporaneamente sullo stesso incidente è altissima: insegnare pratiche di soccorso a due, allenare concretamente l’alternanza nel massaggio cardiaco e non limitare i ruoli a mero esecutore BLS e addetto alla chiamata 112 deve essere un dovere del formatore, al fine di sfruttare a pieno i vantaggi di una situazione potenzialmente reale.

Proprio in questo contesto, diventa fondamentale allenare e valutare insieme ai discenti anche la possibilità di coinvolgere un numero potenzialmente ampio di bystander: se in un corridoio o un campetto scolastico si verificasse il collasso di un individuo, ci sarebbero probabilmente a disposizione moltissime risorse da poter gestire, così come compiti da delegare. Un alunno, se di adeguata età, può facilmente comprendere (o ricordare, se saggezza ha voluto che fosse stato almeno una volta coinvolto in esercitazioni) come effettuare una telefonata alla centrale di soccorso o come rendere disponibile velocemente una unità DAE; i suoi compagni potranno a loro volta essere coinvolti nella segnalazione del percorso più rapido e protetto affinché i soccorritori professionisti possano raggiungere la vittima senza perdersi nei meandri di strutture a volte labirintiche. Con questi pochi accorgimenti, uno o due membri della squadra di soccorso interna potrebbero realmente concentrarsi su efficaci manovre BLS, senza ulteriori ritardi o distrazioni.

La summenzionata efficacia delle manovre di BLSD è sempre frutto di simulazioni e attività formative di qualità: il moderno docente non dovrebbe, anche secondo le più recenti linee guida ERC, privare i suoi discenti di strumenti adatti alla valutazione della qualità dell’esecuzione. Un sistema di feedback in relazione alla RCP, ad esempio, è oggi in grado di ottenere due risultati contemporaneamente: garantire qualità della manovra e instillare fiducia oltre ogni dubbio nell’esecutore.

Un programma formativo pensato per il contesto scolastico non può prescindere anche dal fattore età: ad oggi tantissime scuole hanno personale di fatto formato alle pratiche BLS e DAE per adulto. Le più recenti e già citate linee guida ci impongono di formare specificatamente il personale a contatto con i più piccoli per ragioni di lavoro alle specificità del soccorso pediatrico. Questa integrazione è assolutamente doverosa, sebbene molto spesso ancora poco diffusa.

La formazione, infine, non è soltanto insegnamento di abilità pratiche: spesso viene tralasciata la politica della sicurezza e del soccorso, intesa come diffusione delle informazioni più importanti e come coinvolgimento di tutte le parti interessate. La presenza, ad esempio, di alunni affetti da particolari patologie deve essere affrontata coinvolgendo tutte le parti in causa, non solo i dirigenti ed il medico responsabile. Non si tratta di fare spettacolarizzazione o pubblicità di un problema, con il relativo impatto psicologico, ma di diffondere sicurezza e garantire tranquillità, sia nei confronti dei genitori che del personale affidatario.

Durante il percorso formativo così svolto, diventa di importanza assoluta la pretesa di massima prestazione da parte del discente; accontentarsi ed emettere un diploma di sufficienza (il famoso “6” politico, per rimanere in tema) non porta al bene di nessuno. Pretendiamo, come formatori, che le persone incaricate della cura e delle educazione dei nostri giovani siano i primi ad impegnarsi con assoluta serietà, fino ad ottenere una pagella di tutto rispetto.

 

Safety Focus – Anno III – Numero 2 – 2 Febbraio 2016