Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Alessandra Paparella e Antonella Lezzi
Egr. Presidente del Consiglio dei ministri,
Egr. Garante per la protezione dei dati personali
Iniziative concrete per conciliare salute e lavoro
Il Covid-19 ci ha catapultati in un’emergenza del tutto nuova, che ci ha costretti a contromisure senza precedenti e viviamo ogni giorno attendendo il ritorno alla normalità. Ma occorre chiedersi quale normalità ci attende. Dopo aver debellato questa ondata, il virus inevitabilmente cercherà di rientrare nei nostri confini, come sta già accadendo in Cina. Non facciamo l’errore di pensare che ciò che accade oggi in Cina non possa accadere domani anche da noi.
In attesa di un vaccino, o di una terapia efficace, occorre pianificare una strategia che ci permetta di scongiurare altri picchi, coniugando il contenimento dell’epidemia ad una vita quasi normale, nella quale possano coesistere l’efficienza del sistema sanitario e di quello economico, produttivo, culturale, senza lasciare indietro nessuno.
Perché non vogliamo perdere altre vite umane, ma nemmeno posti di lavoro e competitività.
In tutto il mondo si sperimentano soluzioni, ma i dati fanno credere che i paesi che hanno avuto risultati migliori lo debbano alla sinergia di due strumenti, che chiediamo al Governo di potenziare anche nel nostro paese:
- Sottoporre ai test un numero elevato di cittadini, anche asintomatici, per individuare precocemente i contagiati, stabilendo criteri di avviamento allo screening e categorie da testare con maggiore frequenza
- ricostruire gli spostamenti dei cittadini negli ultimi 15 giorni, utilizzando anche dati informatici normalmente riservati strumenti che, se adottati in modo congiunto, permettendo di identificare istantaneamente le persone entrate in contatto con i contagiati, isolarle e testarle, chiudendo singole aree, singole attività produttive, non intere regioni. Inoltre consentono di avviare precocemente le terapie, fattore che sembra in grado di ridurre la percentuale di pazienti che necessita di cure ospedaliere.
Le tecnologie per adottare simili soluzioni sono in larga misura già disponibili anche nel nostro paese, ognuno dei nostri smartphone è in grado di tenere traccia dei nostri spostamenti, ed in molti casi lo sta già facendo per altre finalità. Non è difficile stabilire solide regole per cui questi dati possano essere conservati soltanto per un numero limitato di giorni ed esclusivamente per scopi connessi al contenimento dell’epidemia.
Il problema è che questo appare un attacco al nostro diritto alla privacy, una delle nostre libertà fondamentali. Eppure in questa emergenza abbiamo ne abbiamo già intaccate altre: come il diritto a spostarsi liberamente nel nostro paese ed il diritto a fare impresa, tralasciando anche diritti di proprietà intellettuale e norme di qualità…
Lo abbiamo fatto perché serve a salvare vite umane.
Violazioni che avremmo considerato inaccettabili fino a pochi mesi fa, perché in condizioni normali queste regole ci tutelano. Ma stiamo osservando che non ci aiutano abbastanza in questa situazione. E comprendiamo che in una emergenza è necessario anteporre il bene collettivo ad alcuni diritti individuali.
Nessuno è disponibile ad accettare che queste limitazioni durino un giorno in più dell’emergenza, ma se rinunciare ad una piccola parte della nostra privacy può evitare altri picchi epidemici, altre vite perse, altri posti di lavoro persi, siamo pronti a pagare questo prezzo.
Crediamo che questi due strumenti possano coniugare salute e lavoro nel nostro Paese fintanto che la scienza non fornirà armi più efficaci contro il virus. Per questo chiediamo ad altri cittadini di schierarsi accanto a noi nel chiedere al Governo di adottarle ed al Garante di vigilare sul loro utilizzo.
Torino, 30 marzo 2020
Alessandra Paparella Safety trainer – ambassador del movimento Italia Loves Sicurezza
Antonella Lezzi RSPP – ambassador del movimento Italia Loves Sicurezza
Safety Focus – Anno VII – Numero 08 – 7 Aprile 2020